…Mario ci racconta…

La nostra bella e grande Chiesa.

Ha raggiunto i 62 anni la chiesa di San Giuseppe, nata insieme al quartiere di fuori del ponte e alla bella e vivace via che partendo dal quadrilatero alla scesa-salita del ponte porta, in direzione est, proprio alla Chiesa.

Una chiesa non storico-artistico-turistica come le molte altre nate nei duemila anni di cristianesimo, mentre in Italia di luoghi sacri di questo tipo ce ne sono a volontà tanto da diventare luoghi anche turismo, appunto, sacro. Mentre il senso di questa nostra grande, rassicurante e bella chiesa, sta anche nella sua presenza nel centro del quartiere, ora molto sviluppatosi. Una presenza sull’incrocio tra Viale Italia e le altre vie in direzione di tutti i punti cardinali che ne fanno un presidio sicuro per l’Oltre Era ormai allungatosi fino alle porte della Rotta.

“Ogni chiesa, anche la più piccola e la meno interessante dal punto di vista artistico ed architettonico, in realtà è semplicemente ‘luogo dell’anima’. Anzi una ‘patria dell’anima’, un luogo in cui il credente trova e ritrova le coordinate fondamentali della sua fede”. (Così l’Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto nella prefazione al libro di Paolo Gori e altri autori “San Giuseppe in Pontedera”).

La dedica a San Giuseppe fu di fatto un’eredità del seicentesco Oratorio attestato sul lato ovest del ponte sull’Era e che fu distrutto dalla guerra e mai recuperato del tutto _ in un certo periodo fu un garage _ nonostante il comune avesse lanciato il restauro.

La prima pietra della nuova San Giuseppe fu posta il 19 marzo del ’58 e l’inaugurazione, con ancora il fango davanti l’ingresso, risale al 30 ottobre 1960. Allora la ‘San Giuseppe’ era a unica navata con un bel portico centrale, mentre mentre le due cappelle risalgono, rispettivamente, al ’66, l’anno dell’alluvione che comunque risparmiò fuori del ponte) e al ’75.

Dall’Oratorio sul ponte arrivò nella nuova San Giuseppe anche “La Madonna del Divino Aiuto” già molto venerata in città mentre lungo gli anni si è arricchita anche di opere d’arte di pregio, come la Via Crucis.

Ma con questo intervento non vogliamo ricostruire storicamente il cammino della nostra chiesa né il naturale succedersi dei suoi parroci, bensì puntualizzarne ancora una volta la centralità, fisica e spirituale, per il popolo di Fuori del Ponte. Popolo di credenti e non credenti, anche questi ultimi, ne siamo sicuri, tutt’altro che dispiaciuti di avere al centro del quartiere un punto di riferimento religioso. Un quartiere dove crescono sempre più supermercati, teatro, ristoranti e molto altro ancora, ma dove c’è anche la nostra chiesa di San Giuseppe che in questi mesi di pandemia ha avuto la ‘fortuna’ dello spazio.

Per cui chi è andato e andrà a messa, che sia una domenica ordinaria, oppure la sera-notte del 25 dicembre o la notte di Pasqua, potrà sempre trovare posto.

Mario Mannucci

La nostra bella e grande chiesa

Ha raggiunto i 62 anni la chiesa di San Giuseppe, nata insieme al quartiere di fuori del ponte e alla bella e vivace via che partendo dal quadrilatero alla scesa-salita del ponte porta, in direzione est, proprio alla Chiesa.

Una chiesa non storico-artistico-turistica come le molte altre nate nei duemila anni di cristianesimo, mentre in Italia di luoghi sacri di questo tipo ce ne sono a volontà tanto da diventare luoghi anche turismo, appunto, sacro. Mentre il senso di questa nostra grande, rassicurante e bella chiesa, sta anche nella sua presenza nel centro del quartiere, ora molto sviluppatosi. Una presenza sull’incrocio tra Viale Italia e le altre vie in direzione di tutti i punti cardinali che ne fanno un presidio sicuro per l’Oltre Era ormai allungatosi fino alle porte della Rotta.

“Ogni chiesa, anche la più piccola e la meno interessante dal punto di vista artistico ed architettonico, in realtà è semplicemente ‘luogo dell’anima’. Anzi una ‘patria dell’anima’, un luogo in cui il credente trova e ritrova le coordinate fondamentali della sua fede”. (Così l’Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto nella prefazione al libro di Paolo Gori e altri autori “San Giuseppe in Pontedera”).

La dedica a San Giuseppe fu di fatto un’eredità del seicentesco Oratorio attestato sul lato ovest del ponte sull’Era e che fu distrutto dalla guerra e mai recuperato del tutto _ in un certo periodo fu un garage _ nonostante il comune avesse lanciato il restauro.

La prima pietra della nuova San Giuseppe fu posta il 19 marzo del ’58 e l’inaugurazione, con ancora il fango davanti l’ingresso, risale al 30 ottobre 1960. Allora la ‘San Giuseppe’ era a unica navata con un bel portico centrale, mentre mentre le due cappelle risalgono, rispettivamente, al ’66, l’anno dell’alluvione che comunque risparmiò fuori del ponte) e al ’75.

Dall’Oratorio sul ponte arrivò nella nuova San Giuseppe anche “La Madonna del Divino Aiuto” già molto venerata in città mentre lungo gli anni si è arricchita anche di opere d’arte di pregio, come la Via Crucis.

Ma con questo intervento non vogliamo ricostruire storicamente il cammino della nostra chiesa né il naturale succedersi dei suoi parroci, bensì puntualizzarne ancora una volta la centralità, fisica e spirituale, per il popolo di Fuori del Ponte. Popolo di credenti e non credenti, anche questi ultimi, ne siamo sicuri, tutt’altro che dispiaciuti di avere al centro del quartiere un punto di riferimento religioso. Un quartiere dove crescono sempre più supermercati, teatro, ristoranti e molto altro ancora, ma dove c’è anche la nostra chiesa di San Giuseppe che in questi mesi di pandemia ha avuto la ‘fortuna’ dello spazio.

Per cui chi è andato e andrà a messa, sembra alle 21 (invece che a mezzanotte) la sera-notte di del 25 dicembre, potrà trovare posto.

– Un Natale, purtroppo, tragico come nelle guerre. 

Mario Mannucci

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